Si sente tanto parlare di venture capital, nato in USA e sbarcato anche in Europa dove la Commissione Europea investe sul Venture Capital soprattutto in un periodo in cui le banche storcono un pò il naso a concedere grossi prestiti a PMI e start-up.
Ma.. cos’è il Venture Capital?
Il venture capital rappresenta una parte di quello che viene definito “mercato privato”, cioè il mercato sul quale vengono negoziati titoli di imprese non quotate nelle borse ufficiali.
In sostanza Il venture capital consiste nell’apportare capitale di rischio da parte di un investitore con lo scopo di finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori che hanno un elevato potenziale di sviluppo. Spesso lo stesso nome è dato ai fondi creati appositamente, mentre i soggetti che effettuano queste operazioni sono detti venture capitalist.
1) La fase di sviluppo della nuova società in cui si inserisce (Early Stage Financing):
2) Ambiti tecnologici in cui si investe, nel venture capital si cerca solitamente di investire in start up ad alto valore innovativo.
3) Rischio operativo Il venture capital richiede:
Questo tipo di rischio operativo è poi, nel caso di buona riuscita del business, ripagato da rendimenti futuri decisamente elevati. A livello storico dal 1980-2004 il tasso di rendimento dei fondi di Venture Capital è stato del 27%. Tra la fine degli anni 90 e l’inizio del nuovo secolo c’è stato un notevole picco dovuto all’avvento di Internet e delle tecnologie di informazione e comunicazione.
E a livello pratico? Molte società legate all’information technology (google ti dice qualcosa?) sono nate grazie ad operazioni di Venture Capital.
All’interno dell’UE per avere la possibilità di operare una venture capital si necessita di un capitale sociale non inferiore a 2 milioni di euro indicizzato in società per azioni o in accomandita per azioni. Il resto della procedura (peraltro in attesa di revisione e snellimento da parte dell’UE) è controllato da Banca d’Italia, Consob e antitrust Italiano e comunitario.
Solitamente, per scongiurare il più possibile i rischi di perdita, visto che una nuova impresa in cui si investe potrebbe fallire (pensate a puntare su un numero secco alla roulette) e non avere alcun successo i Venure Capitalist tendono ad investire usando due accorgimenti:
Si discute se gli investimenti che intervengono nelle fasi di
Siano ancora da considerarsi interventi di Venture Capital o meno. Se la società di Venture Capital opera solo (e non ha partecipato minimamente alla fase di start up) in questa fase in Europa si parla ancora di Venture Capital (in USA la questione è diversa).
Avendo anni di esperienza, i venture capitalist evitano alle imprese di commettere gli errori più comuni, specialmente nell’area del management. Possono aiutare
Sicuramente il Venture Capital può aiutare in Europa ed ha aiutato (in Italia Tiscali) nuove realtà ad emergere in un mercato alquanto competitivo nel quale se hai le idee ma non hai la grana di sicuro le banche non vengono d’aiuto. Ma allora qual’è la risposta? L’UE si sta muovendo nella direzione di semplificazione burocratica e normativa per le società di venture capital e forse qualcosa sta per cambiare se non fosse che, come al solito, la normativa si muove a ritmi di elefante contro gazzella nei confronti di realtà economiche e di collaborazione sociale che sono in continuo movimento… mentre in UE si parla di Venture Capital, il Crowd Funding ed il Prestito tra persone (Social Lending) spingono sempre più.
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